Offrire spazi di riconoscimento in alternativa alla reclusione significa contribuire a riconnettere chi ha violato la legge ai legami della comunità in cui ha generato uno strappo; significa testimoniare concretamente i valori della pace, della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranza; significa ancora educare alla cittadinanza valorizzando la capacità di ciascuno di essere attivo responsabile della propria storia che inevitabilmente incontra e si intreccia con quella altrui.

(Furia, 2021)

CSV Emilia con i percorsi di accompagnamento alla cittadinanza responsabile intende contribuire in modo responsabile ed efficace a questo cambiamento di prospettiva impegnandosi a sostenere una nuova idea di giustizia; una giustizia che propone – al responsabile del reato – un percorso penale in cui sia previsto non solo l’aspetto afflittivo ma anche quello di riparazione, di ricucitura dello strappo provocato con l’azione delittuosa attraverso azioni di volontariato rivolte alla comunità di appartenenza.

Le organizzazioni di volontariato sono, a tutti gli effetti, protagoniste, accanto agli Uffici di Esecuzione Penale Esterna – UDEPE, della costruzione e gestione di questi percorsi studiati e predisposti per le singole persone condannate o ammesse al nuovo istituto della “messa alla prova”. CSV Emilia, sui territori di Piacenza e Parma, promuove, coordina e sostiene queste attività in cui il volontariato è chiamato a mettere in gioco il proprio impegno e la propria generosità, offrendo informazioni, formazione e consulenza.

COS’E’ LA GIUSTIZIA RIPARATIVA E DI COMUNITA’

La giustizia riparativa viene definita dalle Nazioni Unite:

“un procedimento in cui la vittima, il reo e/o altri soggetti o membri della comunità lesi da un reato partecipano attivamente insieme alla risoluzione della questione emersa dall’illecito, spesso con l’aiuto di un terzo equo e imparziale”.

(proposta di Basic Principles on the use of restorative justice – ONU 2000).

La giustizia riparativa e di comunità comprende l’intero sistema delle misure alternative alla detenzione, le sanzioni sostitutive (come i lavori di pubblica utilità) e la sospensione del procedimento con messa alla prova. Si tratta di sanzioni e misure che, agevolando il percorso di inserimento sociale dell’autore o dell’imputato di un reato, rispondono pienamente all’ideale rieducativo che la Costituzione assegna alle pene e allo sviluppo storico del nostro ordinamento penitenziario.

Nel concreto, dunque, i programmi di giustizia riparativa e di comunità svolgono per l’autore del reato un’esperienza di assunzione di responsabilità, un percorso trattamentale e di risocializzazione che può favorire il recupero, il reinserimento e la riduzione di recidiva.

In questi ultimi anni si stanno realizzando molti progetti di giustizia di comunità, che vedono soprattutto le Organizzazioni del Terzo Settore intervenire strategicamente in ambito penale, diventando un contesto che permette alle persone di ricostruire relazioni e legami sociali positivi.

COSA FA CSV EMILIA?

Da più di dieci anni il Centro di Servizio per il Volontariato collabora con l’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Reggio Emilia (UDEPE) per accogliere persone in messa alla prova e in affidamento in prova al servizio sociale, individuando gli ambiti di accoglienza, che riguardano gli enti del Terzo Settore (Associazioni di volontariato, Cooperative, Parrocchie, Oratori…).

L’obiettivo di CSV Emilia è quello di favorire lo sviluppo di una rete di risorse del territorio che accolga i soggetti in esecuzione penale esterna e in messa alla prova, attraverso lo svolgimento di attività gratuite a favore della collettività.

Le organizzazioni di volontariato sono, a tutti gli effetti, protagoniste, accanto agli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, della costruzione e gestione di questi percorsi studiati e predisposti per le singole persone condannate o ammesse alla “messa alla prova”. 

CSV Emilia, sui territori di Piacenza e Parma, promuove, coordina e sostiene queste attività in cui il volontariato è chiamato a mettere in gioco il proprio impegno e la propria generosità, offrendo informazioni, formazione e consulenza.

Le persone segnalate dal CSV Emilia agli enti accoglienti possono trovarsi in una di queste due situazioni:

  • ammesse alla sospensione del giudizio con MESSA ALLA PROVA, istituto introdotto nel codice penale degli adulti dalla legge 67 del 28 aprile 2014, regolato, sotto il profilo sostanziale, dagli articoli 168 bis, 168 ter, 168 quater e 657 bis del codice penale.
  • AFFIDATE IN PROVA AL SERVIZIO SOCIALE (pena alternativa alla detenzione), istituto disciplinato dall’art. 47della legge 26 luglio 1975, n. 354 (ordinamento penitenziario).

COS’E’ LA MESSA ALLA PROVA?

La messa alla prova è una forma di probation giudiziale che consiste, su richiesta dell’imputato e dell’indagato, nella sospensione del procedimento penale per reati di minore allarme sociale.

Con la sospensione del procedimento, l’imputato viene affidato all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna per lo svolgimento di un programma di trattamento che prevede come attività obbligatoria e gratuita, l’esecuzione di un lavoro di pubblica utilità in favore della collettività che può essere svolto presso istituzioni pubbliche, enti e organizzazioni di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato. Il lavoro di pubblica utilità si può svolgere per un minimo di dieci giorni, anche non continuativi e non può superare le otto ore giornaliere. La misura della messa alla prova può essere concessa dal giudice per reati puniti con la reclusione fino a sei anni, sola, congiunta o alternativa alla pena pecuniaria e per non più di una sola volta, o per una seconda, in relazione a illeciti commessi anteriormente al primo provvedimento di sospensione. È esclusa l’applicazione ai contravventori e delinquenti abituali, professionali e per tendenza. Il procedimento non può essere sospeso per un periodo superiore a due anni, quando si procede per reati per i quali è prevista una pena detentiva superiore ad un anno, e per reati per i quali è prevista la sola pena pecuniaria. L’esito positivo della prova comporta l’estinzione del reato.

COS’E’ L’AFFIDAMENTO IN PROVA AL SERVIZIO SOCIALE?

Si tratta di una sanzione penale alternativa alla detenzione che consente al condannato di espiare la pena detentiva inflitta, o comunque quella residua, in regime di libertà assistita e controllata.

L’applicazione dell’affidamento da un lato fa venir meno ogni rapporto del condannato con l’istituzione carceraria e dall’altro comporta l’instaurarsi di una relazione di tipo collaborativo con l’UEPE. A questo fine viene elaborato un programma di trattamento individuale, che declina le attività che il reo dovrà svolgere, gli obblighi e gli impegni cui deve attenersi ed i controlli cui sarà sottoposto. L’esito positivo del periodo di prova, la cui durata coincide con quella della pena da scontare, estingue la pena ed ogni altro effetto penale.

Se sei un Ente interessato a conoscere il progetto puoi consultare il VADEMECUM per gli enti accoglienti, un’utile guida nella quale è indicata la prassi operativa per accogliere persone coinvolte in questi percorsi.

Per info:

Riferimenti sede di Piacenza (tel 0523 306120)

Per Messa alla prova:

Silvia Balordi – silvia.balordi@csvemilia.it

Valentina Porcu – valentina.porcu@csvemilia.it

Per Affidamento in prova al servizio sociale:

Lidia Frazzei – lidia.frazzei@csvemilia.it

Riferimenti sede di Parma (tel 0521 228330)

Roberta Colombini roberta.colombini@csvemilia.it

Roberto Tonelli roberto.tonelli@csvemilia.it

Responsabile di CSV Emilia per questa attività: Raffaella Fontanesi raffaella.fontanesi@csvemilia.it