Nelle scorse ore Anpas Emilia-Romagna, realtà che riunisce 109 Pubbliche Assistenze di tutte le province emiliano-romagnole con circa 20.000 volontari, ha appreso di non aver ottenuto il finanziamento per il Servizio Civile Universale per l’annualità 2025.
Afferma il presidente dell’Anpas Regionale Iacopo Fiorentini: “E’ una decisione che ci arreca una grande preoccupazione: il Servizio Civile Universale è un’opportunità che ogni anno ha sempre avvicinato centinaia di giovani alle realtà del volontariato e offrendo loro un’importante esperienza nell’ambito della responsabilità sociale e della solidarietà, faceva capire quanto il loro apporto può essere fondamentale per aiutare chi si trova nella necessità di soccorso e assistenza, fornendo anche competenze importanti che possono essere utili a ragazze e ragazzi per tutta la vita.
La progettazione presentata da Anpas per richiedere il finanziamento era la medesima che lo scorso anno ci ha fatti arrivare tra i primi in graduatoria nazionale, ma quest’anno purtroppo non siamo risultati assegnatari del finanziamento”.
Aggiunge Fiorentini: “La situazione potrà avere ricadute importanti sulla tenuta di alcuni servizi. Non riteniamo comunque che sia una scelta giusta, viste le capacità organizzative e di coinvolgimento di ragazze e ragazzi che le Pubbliche Assistenze Emiliano-Romagnole hanno dimostrato negli anni scorsi ed anche la consistenza del movimento regionale”.
Ora Anpas ha aperto un dialogo su questo tema specifico con la Regione Emilia-Romagna per valutare la possibilità di essere inseriti nella progettazione del Servizio Civile Regionale.
Conclude Fiorentini: “Dobbiamo trovare assolutamente una soluzione attraverso la progettazione con la Regione, così da cercare di continuare a dare questa importante opportunità ai giovani e alle Pubbliche Assistenze, per le quali il Servizio civile rappresenta il modo di farsi conoscere a tanti ragazzi e ragazze che, una volta svolto tale servizio, spesso sceglievano anche di diventare volontari ed in alcuni casi anche di appassionarsi al settore ed intraprendere percorsi di studi universitari in scienze infermieristiche o medicina, per fare di questa esperienza la loro futura professione. Ringraziamo intanto la Regione per l’interessamento alla situazione che si è venuta a creare e per l’immediata disponibilità a cercare insieme possibili soluzioni”.