Fra i 500 partecipanti alla due giorni di Bergamo c’erano anche giovani volontari da Piacenze, Parma e Reggio Emilia. Ecco il racconto di uno di loro, Francesco De Carlo.
Parlare di volontariato non è così scontato e semplice come pensiamo. Si tratta di un macro-tema piuttosto soggettivo, tanto che pensare di condividere allo stesso modo e con lo stesso peso, tutti i valori che ne concerne, crea quell’approccio superficiale in grado di etichettare e banalizzare il ruolo del volontario nel sistema sociale.
Ogni volontario è consapevole del suo status, ma spesso non è in grado di trovare le parole adatte per autodefinirsi. Personalmente, mi ci rivedo tanto in questa difficoltà e proverò, dunque, a fare chiarezza, basandomi sull’opportunità che il CSV di Bergamo ha concesso all’intera nazione per riflettere sui contenuti più caldi, e sulle tematiche che caratterizzano la nostra epoca.
IO DONO COSÌ – Giovani che cambiano il mondo, il titolo per presentare l’evento nazionale che, sabato 8 e domenica 9 ottobre, ha visto Bergamo protagonista. Capitale italiana del volontariato 2022, la città ci ha accolto inizialmente sul Piazzale degli Alpini per il convegno di apertura con Roberto Saviano, un incontro basato sulle scelte, in particolare quella che ha caratterizzato la sua intera vita investigativa: il coraggio. I pranzi sono stati offerti da Conad Centro Nord, mentre l’unica cena – quella di sabato – si è svolta presso La Fabbrica del Gusto: di quell’immenso buffet, mi è rimasto impresso un fantastico piatto tipico bergamasco, I Casoncelli.
Ma il vero e proprio nucleo di questo evento si è manifestato durante i laboratori multidisciplinari, coordinati dai fantastici ragazzi del Teatro dell’Argine. Uno sguardo più attento agli obiettivi dell’Agenda 2030 , per provare ad urlare, ancora una volta, che il Terzo Settore è presente eccome.
Ma il vero e proprio nucleo di questo evento si è manifestato durante i laboratori multidisciplinari, coordinati dai fantastici ragazzi del Teatro dell’Argine.
Nella foto sovrastante, i lavori di chiusura nell’Auditorium del Seminario Vescovile. Dieci letture concettuali differenti, a seconda della specificità dei gruppi tematici, hanno richiesto l’attenzione di autorità come il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, Monsignore Francesco Beschi, ed altre istituzioni che, si spera, faranno da tramite tra il Terzo Settore e la nostra Europa.
Cosa resta di tutto ciò? Beh, sicuramente la fantastica esperienza, che ha visto come protagonisti entusiasmo e condivisione. Chiunque avesse deciso di partecipare a quest’avventura, era consapevole di avere degli obbiettivi, degli ideali concreti, percepibili dallo sguardo, dagli occhi. È stata questa la base per abbattere le barriere tra persone che, probabilmente, non si sarebbero mai incontrate. Ci tengo a riportare la spontaneità di una ragazza, che sul treno di ritorno: “Neanche due giorni che stiamo assieme e mi sembra di conoscervi da una vita!”.
Per concludere, l’’energia percepita in ogni frase, in ogni singola parola che ha provato invano a definire quel sentimento chiamato “volontariato”, la racchiuderei in un unico concetto che, certamente, caratterizza chi un volontario si sente: speranza.